Il 25 settembre 2015, i 193 Paesi Membri delle Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, corredata da una lista di 17 obiettivi (Sustainable Development Goals, SDG), 169 target e oltre 240 indicatori da raggiungere entro il 2030. Con gli SDG la sostenibilità acquista una dimensione oltre che ambientale anche economica e sociale, valida universalmente per tutti i Paesi del Mondo.
Ci rimangono solo 10 anni per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030. Come siamo messi?
Si stanno compiendo progressi in molte parti del Mondo, ma non alla velocità necessaria. La pandemia del Covid-19 ha interrotto bruscamente l’attuazione di molti SDG, trasformando un’emergenza di salute pubblica in una delle peggiori crisi economiche e sociali della nostra epoca.
Il Rapporto del 2020, pubblicato in occasione del Forum Politico ad alto livello delle Nazioni Unite (High Level Political Forum) che si occupa del monitoraggio dell’Agenda 2030, evidenzia le criticità poste dalla pandemia, e anche se il bilancio finale resta sconosciuto, si intuisce che ci saranno conseguenze preoccupanti.
Si stima un aumento di 71 milioni di persone costrette a vivere in povertà assoluta, ovvero con meno di 1,90 dollari al giorno. Più di 265 milioni soffrono di insicurezza alimentare, quasi il doppio rispetto al 2019. Circa 1,6 miliardi di lavoratori senza contratto, ovvero la metà della forza lavoro globale, potrebbero perdere il lavoro e molti di questi non hanno accesso a nessuna forma di protezione sociale.
La pandemia ha esacerbato le condizioni precarie di molte aree urbane sovraffollate, con conseguenze più gravi per chi vive nelle periferie, spesso in baracche prive di servizi igienico-sanitari di base e accesso all’acqua potabile.
Povertà e scarsità di cibo e d’acqua sono legate ai cambiamenti climatici e all’uso del suolo. Tuttavia, come emerso dal Rapporto, la strada da percorrere per raggiungere la sostenibilità ambientale resta ancora lunga. Sebbene il Coronavirus abbia colpito globalmente, le conseguenze non sono state uguali per tutti.
Le donne, per esempio, sono state penalizzate in modo sproporzionato in ogni ambito, sia sanitario che economico e sociale. Oltre il 75% della forza lavoro nel settore medico è femminile, motivo per cui sono esposte maggiormente al contagio del virus. Inoltre, a causa dell’isolamento forzato durante la quarantena, sono aumentati i casi di aggressioni e violenza domestica.
La chiusura delle scuole ha lasciato a casa il 90% degli studenti, con effetti negativi sullo sviluppo sociale e comportamentale di bambini e ragazzi. L’impossibilità di accedere ad internet da casa, ha precluso a molti l’apprendimento a distanza, una carenza che potrebbe tradursi in un deficit incolmabile tra generazioni.
Terminata l’emergenza sanitaria non sarà sufficiente “tornare alla normalità”. Ciò che abbiamo vissuto e ancora viviamo con la pandemia è un promemoria costante di quanto sia fondamentale la cooperazione e la solidarietà tra Paesi se vogliamo un mondo più vivibile. Ci chiameranno altre sfide in futuro. E l’appello a rispondere è rivolto a tutti: governi, università, imprese, società civile, comunità e singoli individui per agire insieme con l’obiettivo di proteggere le generazioni presenti e future.
Fonte: The Sustainable Development Goals Report 2020_United Nations