Perché è così difficile credere nella sostenibilità?
Perché se ne parla tanto e ovunque, ma resta controverso che cosa significhi essere sostenibili oltre la bella immagine e quali siano i criteri da esaminare per valutare l’impegno in merito. Le divergenze interpretative tra aziende che operano all’interno di uno stesso settore e tra aziende appartenenti a settori differenti, hanno finora impedito la stesura di una legislazione su misura per delineare in modo onnicomprensivo i ruoli individuali all’interno di una sostenibilità globale. Tuttavia, non si può negare che questo bisogno comune di concretezza e valore reale, nonché la richiesta da parte di stakeholder e clienti di una maggiore coerenza e chiarezza comunicativa in merito, stia accrescendo l’interesse in materia di rendicontazione non finanziaria.
Ma non è solo una questione di credibilità o reputazione. Integrare una tradizionale analisi economica con una valutazione sistemica degli aspetti socio-ambientali (Environmental, Social, Governance) porta senza dubbio ad una maggior consapevolezza dei rischi e delle opportunità di investimento, e quindi ad una migliore performance finanziaria.
Per ora sono tenute a una reportistica non finanziaria soltanto le imprese o gruppi di imprese con un numero di dipendenti superiore a 500, 40 milioni di fatturato o 20 milioni di attivo (D.lgs. numero 254 del 2016), ma il numero di chi sceglie di intraprendere questo percorso su base volontaria è in crescita. Negli ultimi anni sono stati compiuti molti progressi nel settore dell’informativa non finanziaria, con conseguente proliferazione vertiginosa di standard, modelli e linee guida.
Tra i riferimenti più utilizzati a livello internazionale per i report di sostenibilità ci sono i Global Reporting Initiative (GRI) Standards , nati con l’obiettivo di aiutare le aziende a comprendere e comunicare il loro impatto su ambiente, diritti umani, responsabilità sociale e governance. La maggior parte delle grandi società italiane già utilizza gli standard GRI per la propria reportistica. Purtroppo, questi strumenti restano ancora pressoché sconosciuti alle piccole e medie imprese che, pur agendo secondo principi di responsabilità sociale, non riescono a comprendere fino in fondo la necessità di misurare in modo strutturato i propri comportamenti virtuosi.
Occorre un’espansione di prospettiva. Essere sostenibili significa anche analizzare risultati e programmare obiettivi utilizzando strumenti che permettano di esprimere l’impegno sociale e ambientale in modo oggettivo. È tempo per le imprese più piccole di uscire dai limiti dell’autoreferenzialità e dalla moda del marketing green, e abbracciare finalmente una sostenibilità professionale. L’unica credibile.